Dove Sono Le Donne? – Una Riflessione

Dove Sono Le Donne? – Una Riflessione

Spunti di riflessione post incontro regionale

Il 29 e 30 settembre 2020 si è svolto in presenza nella sala Di Stefano del Pan | Palazzo delle Arti Napoli, il seminario Donne e impresa teatrale in Campania.

Sono state giornate intense, in cui sono emerse tante energie positive, ma anche tante criticità legate a questo territorio e al lavoro femminile in ambito teatrale. Il seminario, nelle nostre intenzioni, avrebbe dovuto anticipare di un mese il convegno nazionale Donne e impresa teatrale. Le successive chiusure dovute all’emergenza Covid-19 hanno reso, purtroppo, necessario rimandare il convegno alla prossima primavera (forse la stagione più adatta per parlare di rivoluzioni passate e future).

Abbiamo deciso di sfruttare questo tempo per ampliare un dialogo e una ricerca sul territorio, che, speriamo, possa aiutarci a tessere una rete sempre più ampia di donne. Con questo obiettivo abbiamo deciso di riaprire il questionario Donne e impresa teatrale in Campania, estendendolo a tutte le donne operanti in regione, di qualsiasi età e con qualsiasi titolo o mansione. Prima di farlo vogliamo condividere alcuni dei temi che sono emersi dalla discussione seminariale, grazie alla quale siamo riuscite a integrare il questionario con nuove domande e sui quali continueremo a discutere.

  • Dove sono le donne? Sia il questionario che la discussione durante le giornate seminariali ha fatto emergere una costante del lavoro femminile in teatro, soprattutto per quanto concerne le professioni non artistiche: la tendenza ad accumulare mansioni senza che si arrivi alla definizione di un ruolo specifico. Molte delle donne che si occupano di organizzazione, si occupano anche di formazione e comunicazione, mentre non riescono, a meno che l’associazione o la compagnia con cui lavorano non sia a prevalenza femminile, a ricoprire ruoli manageriali. Perché noi donne facciamo tante cose? Siamo vittime di una cultura che ci impone di sapere fare tutto o piuttosto di uno stereotipo secondo il quale le funzioni organizzative valgono di meno di quelle artistiche e creative?
  • Cosa significa fare impresa e qual è la funzione del teatro nel sistema cultura: più del 50 % di coloro che hanno risposto al questionario sono libere professioniste, mentre sul territorio si rivela ancora forte il modello associazionistico. La gran parte delle operatrici del settore lavora attivando diverse forme contrattuali contemporaneamente, sentendosi non tutelate ed esposte a una forte discontinuità progettuale e lavorativa. In che modo l’impresa può essere una soluzione a questa situazione e diventare uno strumento di mediazione tra il mercato e una profonda istanza pedagogica e culturale che noi operatrici teatrali attribuiamo alla nostra professione? Questa a un primo confronto sembra ancora un’utopia. Troppe le incognite legate al fare impresa e le resistenze sia interne – molte delle partecipanti non hanno una formazione all’impresa – che esterne – impermeabilità del territorio, eccessiva burocratizzazione e sclerotizzazione delle procedure.
  • Donne e formazione: molte delle donne coinvolte sia nel primo questionario che nel seminario hanno raccontato di occuparsi di formazione. Esiste un territorio, quello della pedagogia teatrale, che confina e spesso si integra con quello del cosiddetto Teatro Sociale, quasi per niente censito, raccontato e men che meno regolamentato. Un’indagine sulle donne nell’impresa teatrale non può omettere un focus approfondito su questo territorio.
  • Spazi: l’assenza cronica di spazi è un problema che ne contiene molti altri, dal rapporto con il territorio e le comunità a quello con le altre organizzazioni ed enti che lavorano sul territorio, fino ai vincoli per la progettazione nazionale ed europea. All’interno di una visione che racconta la cultura come qualcosa di sempre più liquido, versatile e adattabile, chi lavora ha ancora la sensazione che senza un proprio spazio non si possa esistere veramente. D’altra parte chi negli anni è riuscito nell’impresa di aprire un proprio esercizio sul territorio, spesso investendo fondi personali e auto-tassandosi, non sempre riesce a condurre un vero dialogo né con le istituzioni né con gli altri attori del territorio, sentendosi sola e non riuscendo davvero a portare avanti una programmazione.
  • Questione di linguaggio: il modo in cui parliamo di teatro è obsoleto? La nostra esperienza ci ha insegnato che lo sono concetti come animazione, per indicare l’attività di formazione del pubblico e delle comunità, e industria, per indicare la produzione. Il teatro è un’industria il cui prodotto è immateriale e le tecniche per produrlo sono artigianali, e l’animazione dei territori comprende competenze di progettazione e ricerca. Non avere un linguaggio condiviso quando si lavora con committenti pubblici o privati, subire, di conseguenza, il disagio di non riuscire a raccontarsi e, di conseguenza, essere fraintese, ha un ruolo non secondario nel mancato riconoscimento delle professioni teatrali.